Prologo
Con reticenza e disagio affido a queste righe le emozioni vissute in una esperienza che ritengo unica per la mia vita. Quando si scopre un tesoro prezioso, ed si ha avuto la possibilità di assaporarne e comprenderne il valore, fatalmente si diventa un po' gelosi ed si ha paura che la sua brillantezza si opacizzi, e che l'esporlo continuamente ne svalorizzi l'unicità rischiando di banalizzarne l'impatto. Alcuni amici mi hanno chiesto di raccontare quanto ho vissuto. Lo faccio, anche perché vorrei incoraggiare qualcuno a intraprendere la stessa iniziativa assicurando per lui, qualcosa di speciale e magico.
[
subir]
Di fronte la Giubileo
Da alcuni anni sentivo dire del Giubileo e ne parlavo io stesso.
L'anno 2000: fatidico e unico nel breve corso della mia esistenza. Un appuntamento ridetto a gran voce che amplificava le attese.
L'organizzazione del calendario celebrativo a Roma e nelle varie città giubilari dava corpo ad una frenesia sempre più rumorosa: non mi convinceva più!
Da due anni ragionavo su un altro appuntamento che mi stava intrigando in qualcosa che sentivo a livello emotivo ed irrazionale ma che non riuscivo a focalizzare.
Il Cammino di Santiago di Compostella: mi ha sempre affascinato!
Due volte ho raggiunto la capitale della Galizia accompagnando pellegrinaggi e gruppi più o meno importanti, ma cercavo qualcosa d'altro, di meno grosso, sicuramente, ma, forse, di più intimo e veritiero.
Anche le vicende personali della vita finiscono per creare una cornice di attese e di combinazioni per le quali comprendi che hai bisogno di una pausa per staccare e riprendere consapevolezza di chi sei, di dove stai andando e perché lo fai.
Due circostanze presero il sopravvento: la scadenza dei 50 anni di vita e l'avvicinarsi del 25° anniversario dell'ordinazione di prete.
Una voglia irresistibile di giocarmi tutto, anche fisicamente, in una iniziativa che fosse giubilare nel senso più profondo. Avevo ed ho moltissimi motivi per essere nel giubilo, per essere contento della vita che sento bella e straordinaria. Così, è stato bello pensarlo, volerlo e decidere di intraprendere questo cammino verso la tomba dell'apostolo San Giacomo, Santiago appunto.
Spesso capitavo su reportage e servizi che parlano della moltitudine di gente che si mette in strada sulle orme di milioni di pellegrini che da più di un millennio, da tutta Europa, camminano per trovare risposte o confermare decisioni intime e personali.
Inizio la ricerca di documentazione, ascolto volentieri le testimonianze di chi lo ha fatto prima di te, cerco compagni di viaggio se ne esistono. Poi si pianifica il tempo delle vacanze: che sia propizio per realizzare il mio sogno, inizio una programmazione abbastanza seria di allenamento fisico e mentale.
Due furono le decisionI che nel frattempo avevo maturato: sarebbe stato il "mio" cammino, volevo fare il "mio" giubileo personale. Mi chiedevano: "Con chi vai, quanti siete?". Si stupivano quando rispondevo: "Sono da solo". Ma in fondo, il giubileo prima di tutto è personale. In prima persona si è chiamati a riconciliarsi con la natura, con gli altri, con Dio, con la Chiesa. Anche se partecipi ad iniziative comunitarie, il Giubileo resta essenzialmente un appuntamento individuale.
Mentre accompagnavo a Roma 140 pellegrini per il Giubileo dei migranti il 2 giugno scorso, 10 giorni prima della mia partenza, proprio dopo aver passato la porta Santa in San Pietro, feci il primo gesto significativo del mio giubileo: mi accostai al sacramento della riconciliazione e compresi ancor più intimamente che mi trovavo immerso in un tempo di grazia straordinario, con una immensa serenità interiore che mi rendeva sempre più forte.
La seconda decisione fu quella di percorrere a piedi tutto il cammino francese con partenza da St. Jean piéd du port, la tappa prima di Roncisvalle: 750 chilometri sul sentiero classico dei pellegrini medievali. Tempo di percorrenza previsto: un mese ad andar tutto bene, con una media di 28/30 chilometri giornalieri. La data della partenza era obbligatoria: il 12 giugno, anniversario della mia ordinazione presbiterale.
Ho proseguito per diversi mesi il mio allenamento su e giù delle montagne del Jura francese, sempre da solo, ma con la piacevole scoperta di una natura bella, piena di animali simpatici come i camosci, i caprioli, volpi, rapaci, scoiattoli: prendevo fiducia in me stesso e la paura era sempre più controllata. Non ne parlavo con nessuno, non mi andava di chiacchierare troppo e poi di avere delle spiacevoli sorprese, tali da non poter più portare a termine il progetto a cui tenevo molto.
[
subir]
Solo ma non troppo
Finalmente, sulla via del ritorno del pellegrinaggio giubilare a Roma ne parlai apertamente con il gruppo che animavo, chiedendo il sostegno spirituale della loro preghiera.
Incredibile: da quel momento ho sempre sentito un sostegno grandioso, ho scoperto una forza amica che mi accompagnò ogni giorno, una solidarietà spirituale che in più occasioni mi ha fatto bene.
L'emozione fu ancora più grande quando, domenica 11 giugno, al termine della messa in lingua italiana che celebravo per la comunità, una volta impartita la benedizione rituale, mi venne spontaneo chiedere di poter ricevere la benedizione dei presenti. Mi misi tranquillamente in ginocchio, e con grande emozione, sentivo tutta la comunità che usciva dai banchi e, chi appoggiava le mani sulle mie spalle, chi me le imponeva sulla testa, chi sussurrava una frase di augurio, chi formulava una preghiera, chi mi incoraggiava, chi mi chiedeva una preghiera... feci un pieno di amicizia e di forza che neanche un treno mi avrebbe più fermato.
[
subir]
Paura di inciampare
Messe le ultime cose nello zaino di 15 chili, e, salutato da alcuni familiari che mi avevano raggiunto per dirmi arrivederci, presi il treno direzione Ginevra-Bayonne- St.Jean ai piedi dei Pirenei.
La notte sul treno fu tranquilla, poca gente, si dorme appena, molta acqua intorno, e arriva l'alba insieme ad un senso di angoscia e insicurezza generale.
Ma ce la farò? E se mi arriva qualcosa? E se non ce la faccio con uno zaino così pesante? E se mi rompo una gamba, e se mi stufo? Ma era proprio necessario?
Prendo il piccolo libro dei salmi per dire almeno le preghiere delle lodi, ed ecco una delle tante coincidenze che non riesci a spiegare, perché poi finisci col dire che le cose possono accadere per caso, ma quando questo accade puntualmente allora non puoi fare a meno di accettare e di sorridere per la presenza provvidenziale di Colui che guida la tua vita e che ti è sempre accanto con discrezione e premura.
Il rituale prevedeva la recita del salmo 120... ".. da dove mi verrà l'aiuto? ..Il Signore non lascerà inciampare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode... Il signore è il tuo custode.. è come ombra che ti copre (con il sole che mi aspettavo in Spagna!).. sta alla tua destra.. non ti colpirà il sole di giorno né la luna di notte.. il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, ora che parti e quando ritornerai, da ora e per sempre"... mi ritrovai gli occhi umidi di emozione, il respiro si fece profondo e calmo, una forza incredibile mi invase... è fatta, niente paura, non sono solo, vai in pace e tranquillo, niente ti colpirà.
[
subir]
Nella parte del pellegrino
Il trenino locale, non più di tre carrozze si stava inerpicando lungo le strette valli ai piedi dei Pirenei. Cominciavo a riconoscere i pellegrini distinguendoli dai passeggeri abituali: bastone, conchiglia di San Giacomo, zaino, borraccia, vestito dimesso, scarponi, cappello e sguardo un po' assorto e silenzioso.
Il pomeriggio inoltrato raggiungo, insieme ad altri, l'albergo tappa di inizio del cammino. Avevo con me la "credenziale": un piccolo libretto con le tue generalità, il motivo del tuo cammino e il timbro della parrocchia da cui provieni. Ad ogni tappa si fa timbrare il libretto che ti fa da presentazione accreditata per essere ospitato nei molteplici alberghi o meglio ostelli dei pellegrini. Sono case attrezzate espressamente per chi sta facendo il Cammino verso Compostella e, secondo la tradizione millenaria, vi trovi acqua calda per una doccia, un letto per riposare, un fuoco per scaldare qualcosa da mangiare, un "ospitalero" che ti accoglie e ti consiglia, a volte ti fa una medicazione se hai delle bolle sotto i piedi. Ne ho contate sette in totale, ma sono inevitabili visto che i piedi sono sotto sforzo tutti i giorni. Ma, basta bucare, fare uscire l'acqua, disinfettare e lasciar asciugare lungo la notte: il mattino si riparte in piena forma. E' peggio la tendinite perché guarisce solo con il riposo e ti obbliga a fermarti per alcuni giorni.
Il 70% dei ritiri avviene durante i primi 10 giorni di marcia: inesperienza, mancanza di allenamento, zaini troppo pesanti, incidenti, scarpe nuove che piagano i piedi, troppi chilometri nelle prime tappe, insolazioni, disidratazione.
Al paese di partenza St. Jean Piéd du port (san Giovanni al piede del passo) non c'era posto, (3 volte ho trovato gli ostelli pieni, e mi sono dovuto adattare a dormire per terra su una stuoia, ma sono sopravissuto senza problemi) e allora con alcuni altri pellegrini (2 francesi, un fiammingo, due olandesi e 3 canadesi del Quebec, 3 ragazze 2 statunitensi ed 1 tedesca) cominciammo il cammino per 8 km fino ad una casa-ostello dove la famiglia ci preparò la cena e ci mise a disposizione i letti.
Si crea subito un clima di familiarità e di simpatia fra i pellegrini. Ognuno porta con sé le motivazioni le più diverse, ambientali, amore per la natura, piacere dello sport, motivi religiosi e di spiritualità, bisogno di staccare con un ritmo stressante, devozione, mantenere una promessa fatta, bisogno di silenzio per trovare risposte, ripetere una esperienza già fatta e dicono che ogni volta è diverso.
Il territorio che incontri è molto diversificato: montagne dure sui Pirenei, boschi bellissimi con querce e pinete fitte nella Navarra, pianure aride e assolate nella Castillia, piste interminabili e dure a Léon, verde e coltivazioni nella Rioja che è terra benedetta per il buon vino, verdissima la Galizia, ricca di ruscelli e vallate amene.
Mi son fatto i 30 km dei monti Pirenei in mezzo alla nebbia e con un tempo piovoso e freddo. Un inizio che subito mi immerse nella caratteristica di fondo del Cammino: il silenzio ed il camminare solo con te stesso. Piano piano, passo dopo passo, si sale la montagna e si scende nel profondo di se stessi. Dopo alcuni giorni di allenamento al silenzio, si finisce per sentire il bisogno di fare almeno le prime 4 ore di cammino (si parte verso le 6.30 del mattino) da soli. Negli ostelli il "coprifuoco" è per le 22.00 della sera, ma la regola impone che il giorno seguente per le 8.00 devi essere lontano, in modo che i volontari possano pulire e preparare per i nuovi pellegrini che arriveranno il pomeriggio.
A Roncisvalle, con le sue vestigia che parlano di Carlo Magno e i suoi paladini come Rolando e delle eroiche battaglie contro i Mori, come in molte altre località c'è la consuetudine di benedire i pellegrini che vanno a Santiago. E' una partecipazione corale della gente delle campagne, degli abitanti dei paesi, dei commercianti da cui vai per comprare un po' di cibo, dei preti e delle persone che partecipano alle funzioni religiose: dappertutto sei il pellegrino da rispettare, da proteggere, da incoraggiare perché stai compiendo un'azione santa.
E' strabiliante constatare come molte città, anche importanti, quali Burgos, Estella, Logroño, Léon, siano fiorite grazie al passaggio e all'insediamento di molti pellegrini che sul viaggio del ritorno si fermarono esercitando i mestieri artigianali che sapevano fare.
È' un cammino faticoso che ti fa scoprire anche fisicamente il valore della penitenza. Molti intraprendevano il cammino verso Santiago per eseguire la penitenza richiesta per la propria conversione del cuore. In effetti si notano, soprattutto nei passaggi nodali, diverse colonnette formate da sassi sovrapposti in ordine: sono il segno del passaggio del pellegrino che intende significare che in quel punto, dopo molta fatica, vuole lasciare quanto di negativo ha nella sua vita. Alla Cruz de hierro, una croce di ferro alta circa 7 metri, che è collocata al punto più alto delle montagne che si percorrono sul cammino, anch'io ho lasciato la mia modesta pietra portata per diversi chilometri che finì per alimentare il grande mucchio dei sassi lasciati dai milioni di pellegrini che vi sono transitati. Una penitenza che ha il merito di portarti all'essenziale. A forza di camminare, di mantenere il silenzio, di pregare con semplicità e in continuazione, si arriva a svuotarsi parecchio: è la condizione base per poterti riempire del Signore e della sua Parola.
Il Cammino ha in se stesso una grande forza misteriosa che sa condurti in continuazione facendoti avanzare fino alla meta. In molti punti furono innalzati dei "cruzeiro", delle grandi croci di pietra che erano allo stesso tempo segno di devozione e punto di riferimento per il passaggio. Moltissime chiese in stile romanico, semplici e belle, ti accolgono con suggestione e ti mettono con spontaneità nel flusso spirituale di tante persone che da lì sono passate pregando e sperando di raggiungere la tomba del santo, sani e salvi.
A volte si arriva sfiniti, stanchi, bisogna massaggiare i piedi sofferenti, allentare i muscoli indolenziti, ungere giunture e fasciare ferite. Occorre mangiare bene la sera per riprendere forza, perché durante il camminare mangi poco, anche se a più riprese. Il riposo del sonno notturno è determinante, quando va bene che nella camerata non c'è qualcuno che russa più forte di te da impedirti di addormentarti prima di lui.
[
subir]
Il fascino del Cammino
Il tracciato è ben segnalato e ben accudito, grazie agli sforzi che volontari e istituzioni, non ultima il Consiglio d'Europa, stanno compiendo da quasi un decennio. È percorso da moltissima gente: uomini, donne, giovani, anziani, coppie, famiglie intere.
C'è tempo per stare da solo, tempo per camminare con gli altri, tempo per stare in silenzio, tempo per ascoltare, tempo per parlare, tempo per confidarti e tempo per accogliere confidenze, tempo per incoraggiare e tempo per ricevere sostegno. Si incontrano molte persone, belle dentro, senza che siano necessariamente credenti o praticanti. Brasile, Isole Vergini, Nuova Zelanda, Italia, Austria, Germania, Francia, Paesi bassi, Spagna naturalmente, Australia, Canada, America, da tutte le nazione sono arrivati là solo per fare il cammino di Compostella.
Normalmente si cammina dalle 7 alle 9 ore per giorno, con le relative pause per bere, riposarsi e togliersi gli scarponi per un benefico massaggio ai piedi. Quando poi si arriva agli ostelli del pellegrino, allora si può riposare e prendere coscienza del territorio, della città o del villaggio dove ti è data ospitalità. Parli con i compagni di viaggio, scambi frasi con la gente del posto, visiti i monumenti delle città, hai tempo per assaporare gli usi e costumi locali, gusti i sapori della cucina e dei prodotti tipici, si fanno fotografie, qualcuno scrive il proprio diario di viaggio, altri scrivono cartoline o lettere agli amici. Io ho spedito circa 300 fotografie fatte con l'autoscatto per tenere al corrente in tempo reale (si fa per dire) gli amici che camminavano spiritualmente con me.
In alcuni punti, si trova ospitalità nei monasteri, sorti per i pellegrini e che ancora oggi regalano momenti di grande spiritualità e pace. Samos, San Juan de Ortega, Belorado, Estella, Santo Domingo de la Calzada, luoghi che traspirano lo spirito della ricerca mistica del Cammino.
A Melide arriva anche che un mattino, mentre stiamo per partire, il grido drammatico di una donna, ci dà lo shock duro di constatare che un pellegrino durante la notte è morto colpito da un infarto. Gli mancavano solo due tappe per arrivare, ma la vita gli aveva aperto un altro orizzonte. Immaginatevi 120 pellegrini raggelati dal fatto. Nel gruppo spontaneo con il quale camminavo abitualmente, c'era Mercedes, una donna medico di famiglia. Lei constatò il fatto e chiamò le autorità competenti del caso, la guardia Civil e il medico di guardia, io diedi una benedizione e tentavo di consolare la vedova che non si dava pace. Fu una giornata dove Antonio Juan, questo pellegrino di 57 anni da Madrid morto improvvisamente, ci lasciò un messaggio intenso e profondo che ci accompagnò lungo tutti i chilometri della tappa. Si deve fare i conti anche con la morte, senza dimenticare che la tradizione dice che chi muore sul cammino ottiene l'indulgenza ed il perdono dei suoi peccati, che la penitenza che hai fatto ti ha preparato nel migliore dei modi al vero pellegrinaggio che è quello che ti porta verso la comunione piena con il Signore.
Due giorni dopo, quando arrivammo alla meta, durante la messa del pellegrino facemmo memoria di questo amico ed era commovente sentirlo presente anche lui nella preghiera liturgica, e lo era alla maniera di Dio.
[
subir]
L'arrivo in piazza Obradoro
Quando si arriva a 100 chilometri dalla meta, allora ti assale una grande forza e più niente ti fa paura: è il momento di non strafare, pena il pagarla cara con tendinite o strappi muscolari.
Per arrivare in vista di Santiago di Compostella, è obbligatorio passare sulla montagna che la circonda: il "monte del Gozo", il monte della gioia. I pellegrini esausti e affaticati, quando arrivano in questo punto, finalmente vedevano le guglie della Cattedrale e i quartieri della città santa, e la gioia era incontenibile. Non mancò neppure a me, perché il sogno si stava realizzando, le paure stavano scomparendo, ce l'avevo fatta! In un attimo ti passa per la mente gli sforzi, i preparativi, le persone che ti hanno incoraggiato, quelle che hanno pregato per te, gli amici che hai incontrato e che hai lasciato, quelli che sono rientrati perché non avevano altri giorni di vacanza ma che riprenderanno il cammino l'anno prossimo: c'è tutto un coro di amici che attraverso i tuoi occhi ed il tuo cuore sta contemplando la città di San Giacomo.
Si arriva, ci si abbraccia, non ci si crede ancora... una foto ricordo non può mancare. Ci si reca al posto dove presenti la credenziale, e sentito i tuoi motivi nonché verificato la correttezza del cammino percorso, ti rilasciano la "Compostella", una specie di diploma che attesta che tu hai compiuto il Cammino per "pietatis causa", spinto da un motivo religioso e spirituale.
Si cerca l'alloggio e si resta per almeno tre giorni, il tempo necessario per riposarti e per incontrare quasi tutti gli amici che un giorno o l'altro hai incontrato lungo il cammino: ed è festa per tutti.
La messa solenne di mezzogiorno, è forse la conclusione più giusta del tuo pellegrinare. L'organo, l'inno a Santiago, il pregare insieme a tutti i pellegrini che a piedi o in bicicletta sono arrivati fin lì, danno un senso compiuto a quanto hai realizzato con la grazia di Dio.
Sì, tutto, alla fine, lo riconduci al Signore, ed un inno di ringraziamento esce spontaneo e irrefrenabile dal profondo di te stesso. Il "botafumeiro", un grande incensiere di 75 chilogrammi, spande profumo per tutta la grande navata, la statua di san Giacomo posto sulla colonna centrale del magnifico portale della gloria, ti dà il benvenuto con il suo sorriso e ti invita a procedere oltre fino all'altare maggiore dove abbracci il busto in argento che contiene la sua reliquia. Discendi nella cripta ed in silenzio davanti alla sua tomba, apri il cuore al Signore in un semplice e disarmato "eccomi Signore, sono arrivato". E ti pare di capire la Sua risposta: "No, sei di nuovo in partenza, il cammino continua ogni giorno. Ma non avere paura sono sempre al tuo fianco, come hai ben constatato, e lo sarò fino al giorno dove vedrai il mio volto, e sarà festa senza fine, pellegrino!".
[
subir]
Un'appendice curiosa
Una volta arrivati alla città del Santo, senti una forza strana che ti spinge più avanti fino a "finis terrae", il punto più occidentale dell'Europa. Ci arrivi verso sera, quando il sole sta calando, e vederlo scendere nelle acque dell'Oceano atlantico ti fa un senso di mistero impressionante...
Qui, si è in terra di meigas e brucos, streghe terribili e maghi buoni. Qui leggende e miti si intrecciano tra favole e racconti raccapriccianti. Qualcuno brucia dei fogli scritti: i voti sono compiuti, le promesse mantenute, i desideri affidati alla notte, le attese deposte sulle onde che si increspano sugli scogli, le paure bruciate nel piccolo fuoco purificatore.
Un silenzio profondo, mitigato dal rumore delle onde ti fa sentire piccolo piccolo di fronte all'ignoto.
Ti lasci cullare dalla brezza marina, e poi finisci, come vuole la tradizione, per fare un bagno purificatore nelle fredde acque del grande mare. E ancora una volta ti lasci sorprendere dall'immensità benevola della natura che, avvolgendoti, facilita il tuo perdersi fiducioso nella presenza buona di Colui che ti ama da sempre e che è anche lì, e lo senti a fior di pelle.
Domenico R. Locatelli