Mia moglie mi parla del cammino di Santiago, nel 2006 la convinco a fare il viaggio in camper, io facevo alcuni tratti in MTB e lei mi raggiungeva in camper, giunto a Santiago dissi a mia moglie: niente più sarà così bello. Non mi ero mai divertito così; da qui il sogno, convincere qualcuno a fare il cammino con me, tutto, con tutti i tratti in sterrato, dall'inizio, senza appoggio in camper.
Gli amici vengono nel mio laboratorio e chissà come, ne faccio accenno a Roberto, il più impegnato, il più improbabile, ne ha sentito parlare, lo voleva fare e aspettava l'occasione, in poco tempo si fissa il periodo, aderiscono altri tre amici, compero portapacchi, borse, sacchi letto, mantelline per tutti.
Alla fine dovrò dire di no ad altre due persone, si è deciso di chiudere il gruppo a cinque persone, il rischio è quello di complicare troppo il viaggio.
siamo in cinque, Franco, 44 anni, geometra affermato, Moreno, 42 anni, titolare di una ditta di stampaggio materie plastiche, Antonio, 60 anni, pensionato da poco ma sportivone in formissima, Roberto 47 anni, "megadirettore galattico", titolare in toto o in parte di una sfilza di società in Italia e nel settore meccanico, e io, Franco, artigiano di 48 anni, elettrauto e non solo...
Ore e ore su internet per comperare, anche su ebay, per leggere diari di pellegrini, per trovare le tracce per il mio gps: il cammino è ben segnato, ma qualche volta si può sbagliare, e non è male sapere sempre dove si è.
Nel sito ufficiale: mundicamino.com parlano di un cammino ben segnalato, è vero, ma è anche vero che noi abbiamo sbagliato strada più volte, e più volte incontrato gente che l'aveva sbagliata a sua volta.
Roberto lancia il trasferimento in aereo, subito penso di andare in auto con le bici di tutti, poi, visto che il biglietto costa molto meno di quanto pensassi ma soprattutto che partire in bici dopo un viaggio in auto di 1500 km potrebbe non essere facile, mi convinco, oltretutto resterebbe il problema del ritorno a St Jean da Santiago, 160 euro di autobus, un giorno in più e l'incognita delle bici che non sempre vengono accettate nell'autobus.
E' da giorni che aspetto e pianifico, ho chiuso il laboratorio nel pomeriggio, per avere tempo di preparare tutto, e, forse anche per calmare l'eccitazione faccio un giro in bici nella pausa pranzo.
Bici impacchettate a dovere negli imballi da bici forniti dall'amico Gigi del negozio Krom, quindi, smontati manubrio ruora anteriore e reggisella, nonchè girati i pedali al contrario abbiamo messo tutto, caschi compresi nelle scatole, proteggendo col millebolle le zone a sfregamento. Arriverà tutto a posto.
Finalmente partiti, dopo preparativi frenetici, dubbi e dimenticanze delle ultime ore, dopo avere impacchettato a dovere le bici e preparato le borse siamo in volo: Ryanair da Treviso a Londra, notte in albergo poi volo fino a Biarritz.
Per ora mi chiedo solo cosa faremo domani pomeriggio: visti i tempi ristretti dovremo sfruttare tutto il tempo disponibile per portarci avanti; l'arrivo a Biarritz per le 15.00 lascia qualche dubbio sulla possibilità di riuscire a fare un po' di strada già domani sera, certo mettere alle spalle una delle quattro salite più impegnative di tutto il percorso già il giorno dell'arrivo non sarebbe male, ma ci sta di mezzo il trasferimento a St Jean e il rimontaggio delle bici quindi... vedremo domani.
L'esperienza di Roberto come frequent flyer ha già dato frutto: abbiamo saltato ben due volte la fila al check-in: la prima grazie ai bagagli fuori misura, la seconda al gate d'imbarco, vede un gate aperto seminascosto senza fila, quindi tutti gli altri in coda dall'altra parte. Dulcis in fundo ci fa sedere ai posti vicini alle uscite d'emergenza: hanno piò spazio davanti, li chiama la "business di Ryanair", compagnia che inzeppa gli aerei di sedili, quidi il posto normale è un po' stretto.
SERA Arrivo a Londra-Stansted, volo ok, aereoporto grande, quindi un bel po' di corridoi a piedi per giungere allo smistamento bagagli, le scatole con le bici sono già state messe in disparte quando arriviamo.
Non troviamo un deposito bagagli aperto per le bici: ce le dobbiamo portare in albergo, quindi troviamo prima un bus che si rifiuta di farci salire con le scatole, per poi chiamare due tassì che ci portano all'albergo per 10 sterline tutti quanti.
Non so come mai, magari qualcuno si è spiegato male, ma ci troviamo a prendere una camera a testa a 133 euro a persona, ci costa quasi come tutte le notti in spagna assieme, C...!
Il gruppo è ok, ci stiamo conoscendo, Antonio è il mio compagno ideale, ottimista, attento ai particolari, pensa sempre un po' a tutto, non per niente quando c'è stato da imballare le bici è stato l'unico ad arrivare in tempo, in pratica io e lui le abbiamo sistemate tutte dentro le scatole; è l'unico a cui affiderei un compito tecnico; ha perfino portato le placchette per non far chiudere le pastiglie freni a ruota smontata.
Adesso vado a collaudare il nuovo spazzolino col "vibratore".
Aereoporto, in pullman stavolta, e con le bici, oggi è il giorno di Moreno: prima lascia lo zainetto sul pullman, che per fortuna chiude il giro in 15 minuti e ce lo riporta, poi al check-in viene fermato: una bottiglia eccede i 100 cc e altre due contengono infiammabili: lubrificante spray per catena.
12.30, 13,30 in italia, fra poco si dovrebbe partire.
Qualcuno pensa di mettersi a pedalare stasera, non sono ottimista...
15.15 Biarritz, aereoporto piccolo, quindi tutto veloce, scatole con bici pronte in un attimo.
Esco, cerco un tassì che ci porti con tutto a St Jean, il primo scuote la testa, poi mi manda da un collega con la sw che a sua volta chiama un collega con una monovolume, in venti minuti carichiamo e partiamo.
220 euro per cinque persone e cinque bici, molto megli dei 500 chiesti via internet da "RESERVAS" per un servizio "personalizzato": un furto per 60 km.
Autista cordiale e amante del pesto genovese, mi suggerisce di usare pinoli interi leggermente soffritti, dice che sia meglio.
Arrivo a St Jean ore 16, 45, gli autisti ci portano alle mura del paese vicino all'ufficio dove timbrare la credencial, in un'ora bici montate e uomini cambiati, abbiamo usato una piazzola con panchine alle porte del paese, incontriamo turisti di Schio che ci guardano un po' incuriositi.
Moreno è nel pallone e ha il cervello in ferie, deve essere aiutato o parte domani.
Tassisti gentilissimi, ci portano via le scatole e ci assistono al montaggio delle bici, vista l'ora dovremmo essere stati l'ultima corsa della giornata.
All'ufficio dei pellegrini la signora che ci timbra la credencial ci dice che si sta facendo tardi per partire e aggiunge: non farete mica la sterrata ! e noi n nooo, prima delusione, col tempo buono ci tenevo particolarmente, ma 1250 mt di dislivello duri e sconosciuti non si cominciano la sera alle sei, dovrei convincere gli altri a partire domattina, penso anche di farlo da solo, ma non mi va di dividere il gruppo alla partenza, tantopiù che comincio a non sentirmi bene, peccato !
In aereo il naso mi gocciolava in continuazione, all'arrivo a Biarritz i primi brividi ai reni, credo di covare la febbre, parto lo stesso, magari una sudata mi aiuterà.
Per strada la sensazione non è forte, nei primi km stacco gli altri per stare un po' da solo e godermi il momento, all'inizio c'è un po' di traffico, poi, come nella Francia che conosco, dopo le 20 non gira più nessuno; arriviamo in cima, alla chiesetta del pellegrino, la temperatura è scesa, le foto di rito, indico agli altri il cippo all'Orlando furioso, e scendiamo verso Roncesvalles, poca discesa e per poco non perdo il controllo dai brividi, penso di finire subito a letto al primo albergo; invece dopo la doccia mi riprendo e ceno con gli altri.
Cena ottima, considerando il posto, Hosteria Casa Sabina, un piccolo albergo a 25 euro a notte per due persone, altro che Londra a 133 euro a persona ! Ah gli spagnoli ! mi fanno sentire a casa mia, quasi più che in Italia, cameriere gentili e sorridenti, ci fanno chiudere le bici in dispensa, fra casse di frutta e ortaggi.
Roberto mi converte all'Aulin, mi convince sui poteri magici della pozione, fegato mio, tieni duro!
Un cenno sulla salita: per 7-8 km leggero saliscendi a quota media costante, poi inizia la salita, niente di difficile, qualche paesetto ogni tanto, carino. Trovo a sinistra le due deviazioni per il cammino a piedi, su una mi ero perso l'estate scorsa e dovetti tornare indietro, mi feci l'intero dislivello fino a 1000 mt due volte, una in sterrato durissimo, l'altra in asfalto, entrambe sotto una fine pioggia.
Arrivando in cima noto che un sentiero affianca la strada dall'altra parte della valle, potrebbe essere uno dei sentieri indicati dalle deviazioni, magari all'ufficio c'era una cartina con i diversi percorsi, ad averlo saputo, uno di questi ce lo potevamo magari permettere.
Trovati bellunesi e trentini fuori dall'albergo, scambiamo due parole con alcuni saliti in MTB per lo sterrato, beati loro.
Il libretto sul cammino non faceva accenno ad altri sentieri, se non a quello tosto con altri 500 mt di dislivello, ma dava anche 3 ore e 15 per la salita, noi ci abbiamo messo un'ora in meno; io ho dato quello che ho potuto, per riscaldarmi, senza esagerare, poi Moreno mi ha affiancato, poi è andato avanti.
Sono stato bene, a cena, abbiamo scherzato e si è creato proprio un bel clima. Ho portato un pane di "turon blando", torrone bianco spagnolo, buonissimo, ipercalorico e iperproteico, sembra un pacco di esplosivo al plastico, ai check in ho temuto la perquisizione, ho promesso di averlo portato per tutti e domattina... si taglia!
Temo di aver dimenticato la maglietta a collo alto, se non la trovo dovrò comperarne una.
Un cenno sulle andature in bici: il diario di un pellegrino ciclista consigliava di non dover stare tutti in gruppo per forza e oggi ognuno ha fatto la propria andatura, sembra una buona idea.
Domani si scende a Pamplona, sarà il primo test sulla possibilità di fare 100 km al giorno: qualcuno ci ha detto che sarà dura... la vedremo, magari domani superiamo la seconda delle quattro salite toste: l'Alto del Perdòn, anzi, vista la distanza, 54 km, dovremo superarlo per forza, visto che i primi 30 km sono a scendere.
Siamo in un paesino su una altura, dopo Zizur Menor, prosciutto crudo, qualche crocchetta e gamberi fritti, metto al sole la roba bagnata dal sudore e qualcosa che nella notte non s'è asciugato a dovere, fa caldo, non sono ancora ok, ma mi riprendo.
Intanto gli altri partono, dicono con calma, torno dentro al bar, mi preparo e scopro che anche Moreno è andato, sono da solo e non sto bene, e sono ultimo, mi girano un po': chi viene con me e va più piano non si sente mai perso di vista a lungo; credo che da soli un piccolo problema possa diventare grosso, ma, non mi resta che... pedalare !
Quando esco dal bar il gestore chiude, aspettava che me ne andassi io.
Appena esco dal paese sono ad un bivio: sterrato o asfalto ? chiamo gli altri, non trovo nessuno, vedo all'orizzonte il monumento al pellegrino tanto fotografato, quello con le sagome in lamiera, decido per lo sterrato. Non lo rifarò mai più: duro a salire e critico a scendere, la salita è al limite, per non sfinirmi e rischiare crampi decido di camminare un po', scendo piano, specie considerato il fatto che sono da solo, proseguo per lo sterrato, sterrato pianeggiante che passa per paesetti (pueblos) persi nella campagna, fuori da grandi strade.
Raggiungo gli altri, avevano fatto l'asfalto, tappa in un bar a Iraque, trangugio tre lattine di aranciata, nei giorni a seguire ho perso il conto di quante ne ho prese.
La Fanta spagnola ha un gusto diverso, un retrogusto non proprio gradevole, meglio la "Kas".
Convinco gli altri a seguire lo sterrato, corro avanti e trovo Bodegas Iraque, porto lì gli altri, una fontana di vino non si trova tutti i giorni, Franco arriva per primo, beve un po' di vino, poi nulla, neanche una goccia, forse è finito, forse chiudono a orario, fatto sta che del vino gli altri ne sentono solo parlare.
Al bar si è deciso di puntare a Los Arcos, planimetria in discesa, ma si fa strada una certezza: la planimetria può essere ingannevole, una discesa può essere irta di saliscendi e assai impagnativa, questa è una di quelle volte.
Arrivo a Los Arcos, in piazza il computerino segna km 120,00 tondi tondi !
Proviamo un Hostal, completo, poi un altro, completo, poi l'ultimo, completo, alla fine ci indicano l'albergue del pelegrino, leggi: ostello, andava provato, era destino, scopriamo che dopo le otto di sera le receptions degli hostal chiudono e talvolta lasciano un numero di telefono, non sappiamo se gli alberghi fossero veramente completi, ma capiamo che dovremo preoccuparci dell'albergo un po' prima, nei prossimi giorni.
L'ostello era "costosissimo": ben 4 euro a notte !
C'è il proverbiale stendino, la lavatrice, lavabi per la biancheria, anche una macchina a rulli per strizzare la roba bagnata, fuori nel cortile.
Due docce per tutti, la mia perde anche acqua, almeno è calda, mi lavo, lavo la roba e la strizzo con la macchinetta, prima l'avevo vista solo nei cartoni di gatto silvestro.
A parte me e Antonio gli altri sono già usciti per la cena, per fortuna Antonio chiede se c'è un orario di rientro, abbiamo solo 45 minuti, chiedo al gestore che ci concede un'ora in più, termine non prorogabile, e comunque a patto di rientrare con la camerata al buio e senza disturbare gli altri.
Memore della notte scorsa, quando Roberto russava così forte da farsi sentire oltre il muro, piazzo la mia roba dall'atra parte della camerata, ma al mio ritorno il destino, beffardo, era in agguato: un corpulento olandese era vicino al mio letto, e russava alla grande. Memore del diario di uno spagnolo che così passò una notte insonne sono quasi nel panico, per fortuna Moreno ha due tappi per le orecchie in più, un aiuto prezioso; il maledetto olandese si sente ancora, ma meno, complice la stanchezza cado fra le braccia di Morfeo, ma non riesco l'indomani a non fissare per un po' il panciuto vicino che fa le sue cose come se niente fosse, non sa, lui, di essere una calamità naturale, certo, uno che sa di russare così potrebbe avere la decenza di evitare gli ostelli !
Si parte per Logrono per lo sterrato, dopo Logrono continuo per lo sterrato da solo, la febbricola è solo un ricordo, mi sento bene e insisto fino a un tratto in un paesetto che mi costringe a spingere la bici, bello tosto, a scendere e a salire, perdo gli altri e li ritrovo due volte, poi li stacco e li richiamo credendo mi abbiano superato, ma scopro che stanno mangiando 10 km indietro, fa troppo caldo per tornare da loro e mangio da solo, un primo e due secondi, scrivo il diario del 22, ieri non c'è stato un minuto.
Tempo e temperatura ottimi, le previsioni danno un fronte in arrivo, dobbiamo avvantaggiarci quanto possibile.
Esco dal ristorante un po' ingolfato, mangiato forse troppo, controllo lo sforzo per prevenire i crampi, cerco di pedalare agilmente, precedo gli altri a Najera, decido per il centro, caratteristico e famoso per le abitazioni attaccate alle rocce, dopo un km una salita impegnativa in sterrato e poi un paesaggio che ripaga la fatica, poi il cammino passa per uno degli innumerevoli paesetti del cammino, Azofra, molto carino, come la figlia del gestore del bar dove aspetto gli altri e prendo acqua.
Roberto chiama, hanno insistito sull'asfalto "no san lo que se pierden!", li raggiungo, andiamo a S.Domingo de la Calzada, tutti per lo sterrato, un su e giù sterrato scorrevole con discese sterrate da 60 km/h, tutti si sono divertiti, tappa nel bar in piazza.
Prima del paese abbiamo lavato le bici in un lavaggio auto. Abbiamo lavato 200 km di storia.
Al bar Roberto dice di essere cotto, puntiamo a Belorado, altri 24 km.
Io e Moreno continuiamo per lo sterrato, che per qualche km è parallelo alla N120 per Burgos, poi Moreno prende l'asfalto a 5 km da Belorado, io continuo, voglio bere tutto il calice.
Arrivo con 103 km fatti, gli altri hanno già trovato l'albergo e il ristorante, l'albergo, Hotel Jacobeo, sembra ristrutturato da poco, c'è anche lo spazzolino imbustato. Stamattina abbiamo concordato chiuso l'argomento ostelli: abbiamo dato, in futuro cercheremo alberghi.
Lavati, cambiati, lavata la roba, fuori a cena.
Il percorso: a parte qualche raro tratto all'inizio lo sterrato è stato facile, nel senso di "non tecnico", non ricordo quando ho tolto il casco per non rimetterlo più; la sorpresa è stata il caldo, punte a oltre 35 °C, la pancera non l'ho comunque mai tolta, per paura di sentire ancora quel brivido ai reni, il mattino comunque fa fresco e quasi il semplice capo lungo non basta.
Paesaggio collinare-piano, con vaste distese coltivate, a frumento, credo, tutto verde fino all'orizzonte, talmente uniforme da sembrare un'immagine da sfondo desktop. I paesi sono per lo più caratteristici e alcune vie del cammino fanno vedere scorci di una vita con ritmi lenti e a misura d'uomo, Franco confessa di volersi trasferire qui, la gente è prona allo scambio personale, lo cerca, e se ti vede dubbioso a un incrocio ti indica la via, perchè se sei un pellegrino lo vedono subito, non so se ti rispettano perchè sei un pellegrino, se userebbero riguardo con un turista qualsiasi, ma mi sento al sicuro, mi sento bene.
Se si eccettuano alcuni tratti vicini al traffico pesante il paesaggio dà una suggestione continua, la soddisfazione è generale e io sono contento e orgoglioso di aver trascinato gli altri in questa piccola avventura. Mi viene in mente quando Moreno mi ha chiesto una mano per convincere Claudia: una volta decisa per il si è uscita dal soggiorno, ho guardato Moreno negli occhi e gli ho detto: voglio la provvigione !
Cena in piazza di Belorado, zuppa di fagioli rossi e baccalà al pomodoro, tutto ok.
Nel bar dell'abergo c'è gente che fuma, non sono più abituato, mi dà non poco fastidio, il fumo nei luoghi pubblici, oltretutto gli spagnoli fumano molto, una volta tanto in Italia qualcosa va meglio.
Si parte, Moreno è sempre l'ultimo, la modifica del suo meccanico gli rende difficile montare le borse, lui le smonta sempre, io invece metto tutto in borse di plastica e lascio tutto montato, molto più veloce.
Partiamo per un tratto piano misto sterrato asfalto che segue la N120 per Burgos, ma è un'illusione, dopo pochi chilometri, a Villafranca le cose cambiano, la guida dava tratto impegnativo, e dopo la chiesa assaggiamo subito un boccone duro, salita sterrata col rapportino, fino a 1000 mt circa, poi si respira un po', poi dopo un ponticello un tratto brevissimo, venti metri, al limite, una volta in cima lancio un urlo liberatorio. Poi divertimento, sterrato piano e filante, in mezzo a boschi, diversi gruppi a piedi, solo qui, forse è uno dei tratti preferiti da chi fa il cammino a tratti, ho riconosciuto un gruppo di francesi in albergo con noi che hanno parcheggiato la macchina a Villafranca, con gli zaini sulle spalle.
Si scende fino a san Huan de Hortega, caratteristico e segnalato dalla guida, poche case e una chiesa, foto di rito e spuntino, il barista forse aveva la vocazione dello zappatore, ma ha ereditato un bar, peccato.
Si riparte per Burgos, convinco gli altri per lo sterrato, il gps lo dà più breve, scopriremo che il taglio costerà sudore, e che mai come questa volta le indicazioni del gps debbano essere prese con le pinze.
Franco comincia a smadonnare per la pendenza e per il fondo, davvero difficili, Antonio è un vero eroe, non si lamenta mai, tuttalpiù lancia qualche battuta sagace, li stacco, anche per non sentire proteste, l'ultima parte della salita è al limite e un paio di volte metto giù i piedi, finalmente in cima, si apre un largo prato pianeggiante con nel mezzo... un divano ! decido di aspettare gli altri seduto lì, arrivano, Franco mi dice che se mi avesse avuto vicino non avrei ricevuto complimenti... ma si placa davanti al panorama, che come al solito fa dimenticare tutto.
Foto sul divano, poi giù, all'inizio discesa tecnica, poi via spediti fino a Villafria per sterrato e asfalto, da qui asfalto fino a Burgos, in leggera e costante discesa, contromano, sui marciapiedi, via diritti ai semafori rossi a 30 orari di media, Roberto e Moreno sono già a Burgos in piazza, corriamo per colmare il ritardo, il gps aiuta molto in città, finchè non riconosco i luoghi e prendo una rambla pedonale fino alla cattedrale, troviamo Roberto disteso su una panchina dietro la chiesa, mangiamo a fianco della cattedrale, spaghetti scotti, ma la fame è tanta.
Ripartiamo tutti insieme, Moreno lamenta emorroidi, si va per lo sterrato, tutti assieme, mi massacrano per il gps, dicono che sia tarocco, minaccio di metterli tutti sulla strada sbagliata.
Si fila che è un piacere, distese di verde a perdita d'occhio, passiamo per un paesino dove ricomponiamo il gruppo a un bar, si beve, Roberto anticipa la partenza per prendersela con calma, io parto con gli altri, metto tutti in guardia sulla salita dopo Castrojeriz: se ricordo bene "pizzica".
Mi sento bene, stacco il gruppo, dovrei prendere Roberto, vado quasi al limite, ad un certo punto vedo un ciclista lontano, sarà lui, poi noto che viaggia bene e la distanza non si riduce, si insinua il dubbio che non sia lui, poi vedo che sale sui pedali, non può essere lui, pedala alla grande, lo raggiungo solo in paese, era proprio lui ! Vuoi vedere che la moglie farmacista l'ha dopato ! non sono riuscito a prenderlo, Antonio spiega che l'uomo ha trovato fiducia e ha scoperto di potercela fare, e ha accelerato, a dire il vero era partito con l'idea di coprire diversa strada in autobus, sia a lui che a Antonio qualcuno aveva detto che avevamo una tabella impossibile... e ora vede di potercela fare, potenza della mente umana !
Salita dopo Castrojeriz, è al limite, arrivo in cima con la forza di volontà, 1, 5 km duri, Franco e Moreno mi sorpassano poco prima della cima, arrivo e trovo Moreno a gattoni coi pantaloni giù ad arieggiare le zone basse, deve avere il sedere in fiamme, ovviamente non c'è nessun altro, solo noi, Roberto e Antonio arrivano con calma, piccola sosta, poi via veloci a scendere e in piano per sterrati stupendi, ancora verde a perdita d'occhio, tutto il gruppo magnifica il panorama, sono orgoglioso e felice di averli coinvolti nell'avventura.
Le medie scarse del mattino passano da 13 a 16 km\h.
Tappa finale in un alberghetto sperso nelle campagne, servito da una strada sterrata, l'acqua viene pompata da un pozzo, laviamo le bici, le nuvole si addensano.
Cena onorevole, il gestore si dà un gran daffare, vicino all'albergo solo qualche casa di contadini, guardiamo preoccupati le previsioni, stavolta alle nuvole hanno aggiunto i lampi...
Vengono ora buone le protezioni antipioggia delle borse, sono contento che ci fossero, una bella sorpresa una volta aperto il pacco arrivato da Lordgun Bike. Gli altri mettono le mantelle, io metto la giacca antivento per vedere tutta la strumentazione sul manubrio, scelta sfortunata, scoprirò tardi che con la pioggia non serve a un granchè, dopo poco sono inzuppato; fermarsi più di tanto e ripartire con queste condizioni è duro, il freddo si fa sentire sulla schiena, sbaglio strada, mi regalo 10 km in più, finchè gli altri non mi chiamano al telefonino e torno indietro, la deviazione era segnata male e la traccia sul gps l'avevo cancellata per errore, corro per riscaldarmi, Moreno mi segue, stacchiamo gli altri, li ritroveremo solo il tardo pomeriggio. Soffro freddo, la strada è asfaltata e monotona, lontana dalla statale, arriviamo alle due a Sahagun, trovo un ristorante, mangiamo io e Moreno e passiamo un'ora in bagno ad asciugare la roba con la macchinetta ad aria calda. Penso di prendere il treno, ma il prossimo è tardi, si continua in bici; il manualetto diceva di tagliare questa tappa se si aveva poco tempo, sarebbe stato meglio, forse anche col sole, figuriamoci con la pioggia.
Stacco anche Moreno, nel tentativo di scaldarmi, ad un certo punto lo perdo di vista, chiamo gli altri e scopro che sono 100 mt avanti a me, riparati sotto un ponte, dopo qualche minuto arriva Moreno, gli altri hanno prenotato un albergo con sauna, a 5 km da Leon, ancora 25 km, si riparte, il gruppo si sgrana, mi fermo a bere a un distributore, gli altri continuano, li perdo, trovo una ferramenta e compro un cacciavite piccolo per la macchina fotografica, arrivo in albergo per ultimo, gli altri sono appena arrivati, sono sfinito, è stato il giorno più duro e il meno bello, potevamo risparmiarcelo, magari, la prossima volta...
Albergo nuovo, standard lusso, per me, arrivo a cena con le batterie scariche, Moreno se la prende con me per averlo abbandonato poco prima, gli chiedo scusa, non era lontano e comunque ero stremato, ricevo un garbato invito a restare in gruppo.
La media di oggi è passata a 20 km\h, asfalto piano, diritto e noioso, paesaggio così così, sarà per la pioggia, qualche paesetto, vento contrario, si sentiva, anche se ho tenuto punte elevate, 30 - 35 km\h.
Stamattina alle 11 speravo finisse presto, invece ho pedalato per quasi sette ore, 135 km.
In camera provo a riparare la macchina fotografica, niente da fare, riesco solo a chiudere l'obiettivo, con tutto il tempo perso per portarla a casa da ebay...
Di buono c'è che sono in ferie, con la testa, e mi sembra anche da un bel po', più del tempo realmente trascorso.
Forse il fascino del cammino sta qui, si passa per dei posti stupendi, la suggestione è quasi continua, gli scorci di paesaggio, i paesi, la gente, gli edifici, gli odori, insomma, un viaggio stupendo, a parte oggi, la "lluvia y el viento" non hanno proprio entusiasmato, diceva bene il libretto: se avete poco tempo, saltate questa tappa.
A cena, in albergo, si fa il punto della situazione, si profila il ritmo da sostenere per arrivare giusti alla messa di mezzogiorno a Santiago, io dico che se domani non trovo da proteggermi meglio e piove, continuerò in treno, oggi ho sofferto troppo, non ero venuto per questo. Domattina si cercherà un negozio di abbigliamento sportivo.
Leon, centro, cattedrale, incrociamo una gnocca iberica, probabilmente una commessa di un negozio in centro, qualcuno sembra aver visto la madonna...
Appena fuori città troviamo un negozio di abbigliamento sportivo, tutti comprano qualcosa, trovo dei guanti pesanti a 9 euro, sarà anche periodo di saldi ma qui l'euro non sembra aver fatto i danni che ha fatto da noi.
statale N120 per Astorga, arriviamo in città e troviamo un ristorante, in centro, "los hornos" i forni, ordino antipasti per tutti, finirà che basteranno quasi come pasto completo.
La mantellina Vaude ha funzionato, non sono bagnato, solo umido, è non è una tragedia rimettere la giacca; solo che frena, con il vento contro porta via due rapporti, te ne accorgi quando gli edifici ti riparano dal vento.
Piove tutto il giorno, non forte, a volte anche smette, appena fuori Astorga, seguiamo il cammino, qualche tratto è fangoso, si torna in asfalto, stamattina ci eravamo proposti come meta Ponferrada, ma fra soste e incidenti l'obiettivo si dimostra troppo ambizioso, puntiamo a Rabanal, poco prima di Cruz de Hierro, per poi fare domani gli altri due picchi impegnativi. Moreno sta tribolando, penso che fra poco chiederà di essere seppellito qui, "avvisate mia moglie, sono morto pedalando", non riesco a immaginare come si pedali per un giorno con le emorroidi, ho già molto da pensare ai casi miei, di sicuro non deve essere divertente. Il gruppo sgrana per l'ennesima volta, lasciamo indietro Roberto e Antonio, li aspettiamo alle porte di un paesino, invano, hanno preso la principale, nonostante avessimo detto loro che il cammino fosse in asfalto, verso le meta sento i crampi in agguato, cerco di controllare la situazione, allento il rapporto, su qualche pendenza addirittura scendo e vado a piedi.
Sarà la stanchezza ma più volte mi succede di vedere la strada scendere, e invece l'altimetro e il pedale dicono che è salita, strano, non è mai successo così spesso. E poi il vento, sempre presente e inesorabilmente contrario, ne avevo sentito parlare, ma oggi ho avuto la misura di quanto possa rallentare: la sensazione non era quella di un vento particolarmente forte, ma appena entrati nella via centrale, riparata dal vento, ho allungato di due rapporti nonostante la pendenza fosse addirittura aumentata.
Arrivo a Rabanal sfinito. Oggi 81 km.
Roberto prenota l'albergo: Posada da Gaspar, a Rabanal sulla strada centrale del paese, verso fine centro.
La stanchezza si accumula, dopo la doccia dormo subito per un po', mi chiamerà Antonio per cena.
Stamattina Franco finisce sulle rotaie di un autolavaggio e scentra la ruota posteriore, bisogna sistemarla, la sistemo alla meglio con le mani, la sera in albergo mi metto d'impegno e con quattro mani miglioriamo ancora un pochino.
Vado a cena stanchissimo, la doccia non basta più a rimettermi in piedi, devo dormire, a casa, poi, per una settimana sarò in debito di sonno, quindi, nel tentativo di forzare i tempi, forse ci siamo tolti qualche ora di sonno di troppo.
In albergo non lavano, ma asciugano, ormai ho già lavato la roba in camera e messo ad asciugare sui termosofoni accesi, ma consegno le scarpe da bici, me le ritorneranno dopocena non solo asciutte ma anche lavate.
Sono proprio scarico, sarà stata la pioggia o il vento, ma sono cotto.
Sulla cima ci sono 4°C, si soffre, la ripartenza dopo le foto (nella nebbia) è dura, prevedo possibili schiarite nel versante sottovento, ci azzecco, c'è qualche sprazzo di sole, smette di piovere, Moreno insiste per non fermarci nei paesetti, ha ragione: a Ponferrada ci arriviamo in fretta, in pianura la temperatura è ok, entriamo in città, porto tutti in centro, tappa in piazza, 10.30, pasticceria, entro per primo, riempio un piatto di paste, gli altri arrivano e li metto in guardia: non si tocca, è tutta roba mia.
Mangiamo di tutto, le bariste sghignazzano, forse non hanno mai visto delle cavallette vestite da ciclisti.
Abbiamo superato la cima in asfalto, è stato duro anche così, l'anno scorso c'era il sole e ricordo una salita sterrata impegnativa, ma bellissima.
Si riparte per il cammino, è in asfalto per un bel po', 11 °C, nuvoloso, ma non piove.
Pianifichiamo la pausa pranzo a Trabadelo, ristorante per camionisti, prima che la pendenza aumenti sulla via di O Cebreiro.
Roberto e Moreno partono subito, uno per avvantaggiarsi, l'altro non ha fame, jamon per tutti, è stata una costante degli antipasti, dal primo giorno, io anche pollo all'aglio, poi torta di Santiago per tutti, ci fanno aspettare un po' fra un piatto e l'altro, si riparte, sotto il sole, durante il pranzo le nuvole se ne vanno.
Il cammino sale per secondarie asfaltate, attraversiamo frazioni di poche case, io mi fermo a bere, gli altri continuano, gli sarà "fatale", intanto la temperatura sale, sempre più caldo, il computerino segna 36°C, pedalo a torso nudo, solo qualche ora prima era un freddo cane.
Con il sole anche la fatica cambia colore, è più bella, affianchiamo uno in bicicletta, ha uno zaino grande e una attrezzatura e un aspetto da uomo votato all'avventura, gli chiedo "donde vienes", si gira, lo zaino lo sbilancia e finisce su per il guard rail in cemento, lo ritroveremo in cima, scopriremo essere uno svizzero, la bici da supermercato, rotta più volte, ha l'ammortizzatore spezzato in due, penso che dorma in tenda !
Si sale, la pendenza ogni tanto aumenta, sono da solo, mi superano degli italiani in bici da corsa, senza borse di sorta, hanno un compagno che li aspetta in cima con un furgone, ad un certo punto il gps mi dice che sono sulla strada sbagliata, torno indietro, il bivio è mal segnalato, scoprirò poi che anche Antonio e Franco hanno fatto lo stesso errore, li chiamo al telefono ma non li trovo, arriveranno in cima per l'asfalto, un'ora in più.
La vallata è bellissima, il cammino sale in asfalto fino ad un paese a 4 km dalla cima, pittoresco, da lì inizia uno sterrato tecnico, bello, a tratti spingo a piedi, il tempo cambia di nuovo, si rimette a piovere poco prima della cima.
Purtroppo qui mi accade il guaio: con l'inizio dello sterrato un ginocchio inizia a dolorare, la stessa gamba dove il tendine d'achille faceva un po' male, forse ho piegato la gamba in modo diverso, va sempre peggio, insisto, ormai sono arrivato, dove posso pedalo con la destra, con la sinistra riesco solo a camminare, quando mi fermo il dolore si placa, ma alla ripartenza vedo le stelle.
Cebreiro, trovo Roberto ad un bar vicino alla chiesetta, entro, mangio una cosa che sembra un calzone, fredda, non è un granchè, magari calda... dopo un'ora arrivano Antonio e Franco, hanno capito tardi di aver sbagliato strada, hanno continuato comunque.
Il dolore non cala, dico agli altri che per me il cammino potrebbe essere finito qui, i compagni mi guardano stupiti, ma io non ho nessuna intenzione di usurare oltre le mie sottili cartilagini.
Piove sempre, cerchiamo un taxi, la barista chiama un amico, arriva con un fuoristrada, riparte e torna con un carrello per le bici, carichiamo e partiamo, conveniamo che le discesa in tassì non sia disonorevole.
Per strada parlo con il tassista, mi racconta di essersi inventato questo lavoro dopo un incidente finchè faceva l'allevatore, che al Cebreiro piove spesso, il tempo cambia spesso e la temperatura era di due gradi fino a due settimane fa, con neve !
Sarria, albergo, doccia, chiamiamo tassì per cinque persone, arriva una macchina sola, saliamo in cinque, chiediamo per la cena e, sorpresa, ci porta 200 mt più in là... 4 euro di tassì.
Bel locale, accogliente, buona cena, si pianifica l'indomani, la mia situazione non cambia, il dolore è costante, spero di non aver usurato troppo il ginocchio, sono ormai preoccupato per il futuro prossimo, le mie cartilagini avevano già dato noie in passato, mai così tanto.
Se domani pioverà si andrà avanti un po' in autobus.
Per strada il tempo migliora, superiamo Palas del Rey, si va fino a Melide.
Melide, non piove più, pasticceria, io parto prima, tento di avanzare come posso, pedalo con una gamba sola, vado avanti per un bel po', gli altri mi raggiungeranno prima o poi, ogni tanto azzardo a usare la sinistra, fa sempre male, troppo per continuare, peccato, il percorso è bellissimo, descritto perfettamente dalla guida, cacche di mucca comprese, sono contento di aver fatto un tratto che l'anno scorso non avevo coperto, supero l'aereoporto, Lavacolla, poi la periferia di Santiago, gli altri ancora non si vedono, tento di chiamarli ma ho il telefono scarico, ormai saranno davanti alla cattedrale, non ne posso più, dolore e satnchezza si sommano, mi decido a prendere un autobus, l'autista sulle prime non vuole farmi salire, gli dico che sono messo male, acconsente, vado fino alla cattedrale, la soddisfazione un po' mitigata dalla preoccupazione per i miei malanni, sono emozionato, cerco gli altri, non ci sono, qindi bar, ricarica del telefono, torta di santiago e caffè, chiamo Roberto.
Gli altri sono a 20 km ! come mai ? Se la sono presa comoda, soste lunghe e foto al monumento a Giovanni Paolo II; arrivano, foto di rito, tutti insieme, davanti alla cattedrale, ovviamente.
Tutti contenti, tutti rilassati, presentiamo la credencial all'ufficio dei pellegrini, alla messa dell'indomani verremo citati, come tutti quelli arrivati nella settimana.
I miei compagni non hanno cercato un albergo arrivando, io non sono riuscito a trovare da dormire, siamo a cavallo del primo maggio, ci sono molti italiani in giro, tutto pieno, Roberto si lancia nell'hotel in piazza a Santiago, arriva alla concierge e chiede una suite, destando subito l'attenzione dell'addetto, non c'è posto, ma ci trovano un altro albergo, un km dalla cattedrale, 70 euro a testa, l'ultimo giorno ce lo possiamo permettere, bello, ricavato da un palazzo storico, gran lusso per i miei standard.
Si va a cena, finchè aspettavo gli altri avevo adocchiato un locale di "tapas" in centro, lo ritrovo con difficoltà, le viuzze si assomigliano, porto tutti lì, passo davanti al bancone con tutte quelle tartine, tutti quei colori, ordino io, credo di aver fatto centro, in un attimo finisce tutto e devo ordinare di nuovo.
E' il giusto epilogo della nostra avventura, ricevo anche un brindisi di ringraziamento, per l'organizzazione, e per averli convinti ad andare lì, sono contento, dopotutto l'idea era stata mia e gli altri avevano aderito sulle mie promesse e descrizioni, inneggio ad un brindisi: al migliore di tutti, a quello che ha sempre aspettato gli altri, quello che non ha mai dato agli altri la misura di quanto potesse andare forte: Antonio ! che quasi si commuove; sono proprio contento, il gruppo ha funzionato bene, non abbiamo avuto problemi gravi, ma soprattutto il viaggio ha mantenuto le promesse che avevo fatto agli altri, sapevo che il cammino era bello, ma affrontarlo in gruppo e con questi tempi poteva riservare qualche sorpresa, invece hanno "tenuto" tutti; paradossalmente, quello che in qualche modo ha ceduto sono stato proprio io, almeno è successo alla fine.
Sull'atterezzatura: tutto bene, sono state preziose le pagine lette da un diario di un italiano, nessuno ha cambiato i freni, ma olio da catena e camera d'aria sono serviti, come i guanti in lattice, il kit per forature le chiavi a brugola, gli zaini idrici sono stati preziosi, hanno anche contenuto portafogli e documenti, ed in aereo sono stati il nostro bagaglio a mano; un cambio da sera a me è bastato, solo ha fatto freddo e ho dovuto usare la giacca da bici a cena, fuori dai ristoranti faceva fresco, per il resto del vestiario due cambi lunghi e due corti sono andati molto bene, la maglietta intima a collo alto è stata preziosa.
Il tassista che ci ha portato giù da O Cebreiro ci ha parlato di una estrema escursione termica da un giorno all'altro, da quelle parti.
Le borse sono andate benissimo, come i portapacchi Oldmanmountain.
Gli spagnoli: sono una parte del cammino, una delle migliori, il pellegrino non è, o forse non è ancora un pollo da spennare, su tutte l'eperienza dell'anno scorso: passo per Lugo con il camper per vedere la città e reinserirmi nel cammino a Portomarin in bici, a Lugo compero una catena di scorta e chiedo indicazioni per la strada da seguire; parto, sbaglio strada e poi la ritrovo, a 9700 metri da Lugo trovo il negoziante che mi ha venduto la catena aspettarmi sul lato della strada appoggiato alla sua A4 nera, mi sale il cuore in gola, che ci fa qui ? mi fa cenno di fermarmi, mette una mano in tasca ed estrae un pacchetto: ha sbagliato a darmi la catena ed è venuto a cercarmi, mi ha rincorso per la strada che mi aveva indicato, non trovandomi, visto che mi ero perso, mi ha aspettato più avanti, dove era sicuro sarei passato ! con riluttanza mi ha confermato che costava 6 euro di più, tento di dargliene 10 per la benzina, rifiuta, con una piccola smorfia di sdegno, lo ringrazio, gli confido la mia simpatia per il suo paese e per gli spagnoli, rimonto in bici emozionato e non posso fare a meno di pensare a quale francese o tedesco avrebbe fatto altrettanto.
Dormire: sarà suggestivo lo scambio di idee in ostello, ma con questi ritmi non restava molto tempo per socializzare, forse con più tempo... comunque, messo sul piatto il rischio di compagni di camera rumorosi e l'esiguo prezzo degli alberghi abbiamo messo una croce sopra gli ostelli, per me anche per tentativi futuri.
I soldi: 385 euro sono costati i quattro voli Ryanair (prenotati con settimane di anticipo ), 200 euro gli alberghi agli scali di londra e Roma, 60 euro di tassì e circa 150 euro per tutti gli alberghi del cammino, tutte cifre pro-capite, per mangiare, e abbondantemente, abbiamo speso 350 euro durante il cammino per una media di quattro-cinque pasti o spuntini al giorno.
I portapacchi 145 euro, le borse 60 euro, le mantelline 42 euro, il sacco-letto 22 euro (mai usato).
I postumi: a conferma del fatto che la stanchezza si accumula, per una settimana ho dormito un po' di più per notte, Roberto mi ha confidato di aver preso sonno appena appoggiata la testa sul cuscino; il dolore al ginocchio mi ha preoccupato subito, avevo già avuto in passato dolori da artrosi, guariti e controllati nel tempo, e la consapevolezza del fatto che la cartilagine non ricresca facilmente, mi ha tolto un po' del piacere dell'arrivo alla meta; dopo venti giorni, ho provato per la prima volta a salire sulla bici, poche decine di metri per provare, sembra tutto bene ma ci vorrà ancora un po' per recuperare perfettamente.
Le biciclette: lo svizzero del Cebreiro ha confermato che le bici vanno ben controllate e non si comperano al supermercato, un piccolo investimento su una sella particolarmente comoda, anche solo per questa avventura è un'ottima idea, io ho usato una sella da city bike; le scatole per il trasporto delle bici sono state preziose e le bici, una volta inserite con attenzione sono arrivate in perfetto stato.
Al ritorno ahimè è stata un'altra storia: l'aereoporto di Santiago mette a disposizione delle chiavi per smontare le bici, la mia guida parlava di un posto dove sarebbero state impacchettate a dovere, abbiamo trovato solo le scatole per bici, purtroppo erano a uso esclusivo di Iberia, abbiamo tentato di comperarne ma non siamo risciti, quindi l'unica nostra risorsa è stata il nastro adesivo datoci da un dipendente dell'aereoporto ( era domenica e i negozi erano chiusi ), abbiamo girato i pedali, smontato la ruota anteriore e il manubrio, ero preoccupato, e a ragione, ho visto accatastare le bici sui carrelli, la mia è arrivata con il telaio ammaccato, è stato il danno più grave del cammino.
I ricordi: é sicuramente un'esperienza che unisce, ci si rivede e si sorride appena gli sguardi si incrociano; è un vero peccato che la mia Ricoh si sia rotta, una delle foto di Antonio è finita come sfondo schermo del mio PC, ho visto e rivisto le foto in compagnia di amici e dei miei compagni d'avventura, se avessi avuto la mia ne avrei fatte in quantità, peccato, un vero peccato.
Ho scritto un diario con le note poi trascritte qui, magari un giorno lontano sarà bello rileggere queste righe, anche se credo non dimenticherò facilmente i particoloari di questa esperienza, spero solo che se qualcun altro le leggerà venga incuriosito o meglio convinto a fare questa esperienza.
Si è parlato di rifare il viaggio con un furgone o un camper in appoggio, per eliminare portapacchi e borse, resterebbe il problema di avere dietro di che cambiarsi: l'escursione da 4 a 36 e poi di nuovo a 10 °C nello stesso giorno impone vestiario sottomano e spazio per riporlo.